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Le Rogazioni: cosa sono?

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Il ritorno delle tradizioni

Mai sentito parlare di Rogazioni? Introdotte con l’avvento del cristianesimo, consistono in preghiere, processioni e atti di penitenza eseguiti al fine di propiziare un buon raccolto. Le Rogazioni vengono organizzate fin dall’antichità, allo scopo di attirare la benedizione divina sul lavoro nei campi, sull’acqua e sui frutti della terra. Generalmente, vengono distinte in maggiori e minori: le prime si tengono durante la giornata del 25 aprile, mentre le seconde vengono eseguite nei tre giorni che anticipano la festa dell’Ascensione. Malgrado il progressivo affievolirsi di una tradizione che fino a pochi decenni fa era rispettata da ogni contadino, l’usanza sta pian piano tornando in auge, grazie alla riscoperta delle tradizioni legate al mondo pastorale e agricolo. Le rogazioni minori hanno origini molto antiche e sembrerebbero risalire ad un evento occorso intorno al V secolo dopo Cristo in Gallia. Nel 474 molte calamità naturali, fra cui un disastroso terremoto, colpirono il Delfinato, cosicché Mamerto, allora vescovo della città di Vienne, invitò i propri concittadini ad organizzare processioni e preghiere. I tre giorni culminarono nella giornata dedicata all’Ascensione.

Le rogazioni maggiori, invece, sembrerebbero ancora più antiche. Si tengono ogni 25 aprile e tradizione vuole che provengano da un’antichissima ricorrenza pagana, i riti dell’Ambarvalia, i quali consistevano in processioni tese a propiziare un buon raccolto. Durante i riti, veniva invocata la dea Cerere e tutte le preghiere erano destinate a lei. Intorno alla metà del IV secolo, la pratica venne trasformata in un rito cristiano da Papa Liberio, anche se parecchi decenni più tardi la celebrazione restava ancora saldamente radicata negli usi della popolazione pagana sopravvissuta all’ondata di cristianizzazione di quegli anni.

La pratica fu approvata definitivamente durante il concilio tenuto ad Orleans nel 511, ma in quell’occasione fu applicata una modifica sostanziale: per rendere omaggio a questa pratica religiosa diventava obbligatorio astenersi dal lavoro, al fine di dedicarsi completamente al digiuno e alla preghiera. Oltralpe il rito venne riconosciuto anche dagli imperatori carolingi, mentre a Roma fu ammesso definitivamente nell’anno 816, perché fortemente voluto da Papa Leone III.

Da quel momento in poi, l’antica celebrazione di origini pagane venne estesa a tutto il mondo cristiano. Le Rogazioni vennero osservate da ogni parrocchia d’Europa, al fine di garantire la protezione divina al lavoro nei campi. Protezione che doveva servire a tenere lontane le calamità naturali e ad assicurare un raccolto soddisfacente, onde sfamare le famiglie che componevano la comunità. La tradizione si sviluppò parallelamente all’introduzione di alcune abitudini molto particolari che ancora oggi vengono osservate dai contadini: ciascun partecipante realizza croci bene-auguranti utilizzando i rami degli alberi facenti parte delle proprie colture, i quali vengono adornati con alcune fronde d’ulivo benedetto. Al termine della processione, queste piccole croci vengono sistemate nei campi allo scopo di proteggerli da eventuali calamità.

Gli agricoltori del Veneto riscoprono le Rogazioni

I contadini del Veneto si accingono a riscoprire un rito proveniente dal mondo pagano e sviluppatosi attraverso i secoli, unendo tutti i facenti parte delle varie comunità cristiane sparse per l’Europa. È notizia di questi giorni che anche l’Alto Vicentino si stia preparando alla riscoperta di questa antichissima tradizione che sta tornando in auge in barba alla modernità.

Le Rogazioni, con le loro preghiere, processioni e atti di penitenza tesi ad invocare la protezione divina a favore della semina e del raccolto, sembravano quasi del tutto scomparse, finché l’amore per la tradizione ed il rispetto per il proprio passato di alcune comunità, hanno fatto in modo che tornassero più forti di prima. Una delle più suggestive in assoluto è probabilmente quella che si tiene sull’Altopiano dei Sette Comuni, dove per un’intera giornata i partecipanti onorano la tradizione scambiandosi coroncine di fiori e uova dipinte in quanto simboli propiziatori. Anche le Rogazioni di Anconetta sono molto conosciute ed attirano molti curiosi desiderosi di riabbracciare le antiche usanze della propria terra.

La parola con cui vengono indicate tali suppliche deriva dal verbo rogare, termine latino che fa riferimento alla pratica di ripetere continuamente una formula ben precisa. Se l’innovazione tecnologica e la modernità sembravano aver definitivamente cancellato questo antichissimo rito, le avversità atmosferiche degli ultimi anni, unitamente ai raccolti sempre più altalenanti, hanno indotto credenti ed agricoltori a riscoprire un’usanza fra le più amate e rispettate in assoluto. Questa tradizione prevede precisi rituali, che fanno capire come l’agricoltura non abbia mai dimenticato le proprie origini, malgrado l’apertura mostrata nei confronti del progresso e delle moderne tecnologie.

Enzo Gambin, presidente dell’Associazione dei produttori di olio d’oliva, ha fatto riferimento all’opportunità di scorticare e preparare i rami d’ulivo al fine di farne delle croci da sistemare nei campi. In tal modo sarà possibile riavvicinare i più giovani alla storia e alle proprie radici, insegnando loro il lascito delle antiche civiltà contadine che per secoli sono state il vero motore del nostro Paese. Anche Paola Ballardin, impiegata presso l’ufficio Coldiretti di Vicenza, ha posto l’accento sul valore simbolico della processione e della relativa supplica. Anni fa l’evento era atteso tutto l’anno da credenti e contadini e le preghiere duravano tre interi giorni ed erano scandite da una grande varietà di litanie differenti, a seconda degli eventi climatici che avevano dominato la scena negli ultimi mesi. Se il periodo precedente alle Rogazioni era stato particolarmente piovoso e tempestoso si invocava il Signore al fine di placare le tempeste. Se la terra si presentava secca e l’acqua scarseggiava, il vescovo invitava i fedeli a compiere un pellegrinaggio destinato ad invocare l’avvento della pioggia.

Le grandi Rogazioni di Asiago

Ad Asiago ogni anno, quaranta giorni dopo la Pasqua, si rivive la Grande Rogazione, organizzata il sabato che precede l’Ascensione. Durante quella che da tutti i fedeli è conosciuta come la Grande Rogazione, viene organizzata una processione solenne caratterizzata da canti di ringraziamento e preghiere rigorosamente scandite in dialetto cimbro, al fine di garantire la fecondità dei campi per tutto l’anno a venire e con essa, la salute dell’intera popolazione. La tradizione più amata da coloro che partecipano alle Rogazioni dell’altopiano di Asiago riguarda lo scambio di uova colorate fra ragazzi e ragazze innamorati. Tutte le donne nei giorni che precedono il rito cristiano sono impegnate a raccogliere fiori ed erbe da cui ottengono i colori impiegati per tingere le uova. Il percorso della processione si snoda per ben trenta chilometri ed attraversa sentieri sterrati e campi tutt’intorno al perimetro di Asiago.

Vengono realizzati numerosi tabernacoli, presso i quali il sacerdote si ferma per benedire i campi e le messi. La Grande Rogazione di Asiago si svolge sempre, qualunque siano le condizioni atmosferiche, e prendono inizio alle sei del mattino. La processione solenne parte dal sagrato del Duomo di Asiago e termina soltanto al tramonto. In testa non manca mai lo stendardo rosso recante una croce bianca, che nessuno ha il diritto di superare, mentre alle spalle della colonna figura il sacerdote che indossa la stola di colore viola in segno di penitenza. Lo scambio delle uova avviene appena terminata la messa celebrata di fronte alla Chiesa del Lazzaretto, risalente alla metà del Seicento.

Qui, un tempo venivano condotti tutti i malati di peste ai quali restavano pochi giorni da vivere. Il giro intorno ad Asiago viene effettuato osservando il corso del sole. Terminata la messa della Chiesa del Lazzaretto si passa fra i boschi del Kaberlaba si raggiunge Camporovere dove ci si ferma per il pranzo. La processione termina soltanto al tramonto, con le campane del Duomo che salutano il rientro dei partecipanti e le insegne della Grande Rogazione. Parallelamente al ritorno della processione, le donne rimaste in paese donano del pane ai poveri, affinché anche loro possano prendere parte alla festa e trascorrere una giornata all’insegna della speranza. Dopo il dono formale, la Grande Rogazione termina con la messa celebrata all’interno del Duomo di Asiago.

La Grande Rogazione di Asiago


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La Grande Rogazione di Asiago:

Anche gli agricoltori del Veneto riscoprono le Rogazioni.
I contadini del Veneto si accingono a riscoprire un rito proveniente dal mondo pagano e sviluppatosi attraverso i secoli, unendo tutti i facenti parte delle varie comunità cristiane sparse per l’Europa..

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